Formazione e lavoro in carcere per ricostruire la propria vita.
Made in Carcere è uno dei social brand della Cooperativa Sociale Officina Creativa fondata 17 anni fa da Luciana Delle Donne, ex dirigente del mondo della finanza che ha creato la prima banca online, con l’obiettivo di diffondere la filosofia della seconda opportunità. Un impegno personale e sociale grazie al quale le è stata conferita l’onorificenza di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente Sergio Mattarella.
Il “Metodo/Modello Made in Carcere” permette a donne, uomini e a minorenni in stato di detenzione, che vivono ai margini della società, di lavorare, ricostruendo consapevolezza e dignità umana. Nello stesso tempo, quest’attività ha un forte impatto ambientale, in quanto recupera tessuti inutilizzati e scartati dalle imprese che diventano la materia prima per le lavorazioni in carcere, che soprattutto attraverso un “Lavoro Vero” permette di ottenere una retribuzione come da CCNL delle Cooperative Sociali che dà la possibilità a donne, uomini e minori di poter far fronte alle spese della vita carceraria e inviare soldi ai figli/e all’esterno.
Dopo un’esperienza ventennale in banca hai deciso di cambiare vita, come nasce Made in Carcere?
“Dopo aver ottenuto tanti successi professionali, ho pensato di occuparmi delle persone dimenticate, di dare la mia forza, la mia energia ad altri settori, quelli del disagio e dell’emarginazione. Sempre con uno sguardo proattivo, costruttivo. Così ho deciso di dedicarmi agli ultimi degli ultimi.
Il progetto e brand Made in Carcere è nato per offrire una seconda opportunità alle persone in stato di detenzione, in particolare alle donne. Una vita senza lavoro è impensabile, una vita in carcere senza potersi muovere, in una cella tre passi per due, è altrettanto impensabile. Vedevo anomala questa situazione, mi sono sempre chiesta perché le persone in carcere non debbano vivere nella bellezza, perché non possano essere trattate come persone normali invece di stare in gabbia. Ho creato il primo laboratorio in carcere a Lecce che amiamo chiamare maison perché gli abbiamo dato un arredo insolito: mobili antichi, tappeti, divani, biblioteca.”
E da quel momento non ti sei più fermata?
“Negli anni Made in Carcere, ma soprattutto il modello Made in Carcere, si è diffuso nelle carceri del Sud Italia (Trani, Taranto, Matera e Bari) e non solo: abbiamo supportato la creazione di tante Sartorie Sociali di Periferia in tutta Italia da Verona a Catanzaro, e per fortuna tantissimi hanno anche replicato il nostro modello. Vogliamo diffondere la filosofia della seconda opportunità per le persone ricostruendo le loro esistenze e della doppia vita per i tessuti rispettando il Pianeta e lo stile di vita.
L’obiettivo, nel tempo, è quello di determinare un cambiamento definitivo, sistemico proprio nello stile e nelle abitudini, così come si fa per la raccolta differenziata, su tutto il territorio nazionale e internazionale. I temi legati alla sostenibilità e all’inclusione sociale devono diffondersi in modo virale nei comportamenti e nelle abitudini attraverso la bellezza e la creatività. Solo così potremo ritenerci soddisfatti e dire: Missione compiuta!
New Philosophy and Life Style per condividere un modello di economia circolare riparativo e trasformativo, non solo in Italia ma anche all’estero. Ma soprattutto non solo in quella parte di mondo quale il carcere, ma tra tutte le persone che attraversano questo mondo scomodo e comprendono l’importanza dei principi del perdono.
Cambiare la visione e la prospettiva, questo il nostro obiettivo, ed ecco perché non possiamo fermarci mai.”
Chi realizza i prodotti Made in Carcere?
“I nostri prodotti, che a noi piace definire “progetti di vita”, vengono realizzati da donne, uomini e minori in stato di detenzione all’interno degli Istituti penitenziari dove scontano la loro pena. Made in Carcere coinvolge in particolare le donne, che vivono in una condizione di estremo disagio essendo quasi tutte mamme. Alle detenute viene offerta l’opportunità di acquisire delle competenze tecniche e professionali che saranno utili una volta scontata la pena, la manualità acquisita in questo settore è anche molto richiesta sul mercato, e che consentono loro di lavorare e percepire un regolare stipendio ma, soprattutto, costruire consapevolezza e dignità”.
Quanto è importante il lavoro per chi vive in carcere?
“È fondamentale. Fa sentire le persone vive e soprattutto consente loro di riacquistare dignità e con il tempo una nuova identità. Ricevere una busta paga per chi vive in carcere rappresenta un motivo di riscatto e autostima. Le persone riescono a mantenere i figli fuori, ad avere una vita più decorosa e non sono un peso per chi sta fuori dal carcere. Le donne che lavorano con Made in Carcere hanno la libertà, e quindi il potere, di essere creative, rigenerative; infatti quando tornano in cella sono stanche e felici di aver lavorato e di aver raggiunto gli obiettivi del giorno. La percezione del tempo è completamente diversa tra le donne in stato di detenzione che lavorano e quelle che non lavorano: per le prime il tempo vola, per le altre il tempo non passa mai.”
La Fondazione Santo Versace sostiene l’ampliamento del progetto all’interno del reparto femminile della Casa Circondariale Carmelo Magli di Taranto, in cosa consiste?
“Santo e Francesca sono vicini a Made in Carcere da diversi anni, il loro sostegno è stato fondamentale specialmente durante il periodo del Covid. Da quando hanno costituito la Fondazione continuano a sostenerci ed ora abbiamo avviato un progetto insieme, nel settore femminile del carcere di Taranto, che era totalmente abbandonato ed esteticamente privo di ogni attenzione sia sui locali che sulle persone, dove abbiamo iniziato a lavorare per ampliare il progetto. L’ampliamento prevede due macrofasi: la prima consiste nell’abbellimento degli spazi di lavoro e di colloquio per renderli più a misura di persona, attraverso il decoro delle pareti, la sistemazione di nuovi arredi, l’acquisto di attrezzature professionali e materiali d’uso che permettano alle detenute di vivere in condizioni dignitose e di lavorare all’interno del carcere. La bellezza può educare, generare una nuova coscienza di sé e restituire dignità. La seconda è legata alla formazione: ci concentriamo sull’autoimprenditorialità, coinvolgiamo attivamente le detenute in alcuni aspetti del marketing e delle strategie di comunicazione anche senza avere accesso ad Internet.”
Qual è la peculiarità del vostro approccio formativo?
“Le fasi dell’apprendimento tecnico hanno un approccio metodologico legato non solo ai tecnicismi necessari per imparare a cucire, ma soprattutto alla riappropriazione della dignità e alla consapevolezza di sé, come ad esempio l’autostima e la fiducia in sé stesse. La cosa importante è che nell’approccio lavorativo la persona sia messa al centro, e che sia messa al centro la capacità di cambiamento delle persone in modo sistemico sia dentro che fuori dal carcere.
Proponiamo infatti un metodo che tenga conto di alcuni parametri legati al benessere dell’individuo e del pianeta, il BIL: Benessere Interno Lordo, un acronimo che fa la parodia al PIL, per evidenziare come il nostro lavoro sia riparativo e trasformativo evidenziandone i valori sottotraccia, ottenuti dentro e fuori dal carcere. Una formazione che “accende le persone”. Officina Creativa, infatti, propone una formazione che si prende cura più dei percorsi che dei prodotti, delle persone più che degli strumenti, delle relazioni più che dei contenuti; attraverso un approccio formativo innovativo e competente. Innovativo perché non basta solo sapere e conoscere per attuare i cambiamenti reali, ma occorre vivere un’esperienza che coinvolga l’interezza della persona (pensieri, gesti, motivazioni, emozioni). Competente perché una formazione efficace e feconda deve avere basi solide per sostenerla, deve mettersi nelle mani di formatori in grado di affrontare e superare le criticità che di volta in volta si presentano. Il nostro approccio formativo si fonda sul Creative Learning Method offrendo soluzioni concrete e creative. Ci hanno chiamato infatti I Montessori per adulti. Altro importante elemento è quello di trasferire la cura della bellezza dei luoghi e della persona per aiutare a ricordare ambienti familiari di casa.”
Foto: Laboratorio di Taranto, Officina Creativa Made in Carcere.