L’incontro con Suzanne e Ana Maria

In un caldo pomeriggio di fine luglio abbiamo incontrato Ana Maria e Suzanne, beneficiarie del progetto Metamorfosi sostenuto dalla Fondazione Santo Versace

Ana Maria e Suzanne hanno entrambe lo status di rifugiato, ogni giorno lavorano in un piccolo spazio messo a disposizione dal Vaticano e realizzano i Rosari del mare assemblando le croci prodotte dai detenuti nei laboratori di falegnameria, all’interno delle carceri di Monza e di Rebibbia, attraverso la trasformazione del legno delle barche utilizzate dai migranti per arrivare in Italia. Il primo Rosario è stato donato a Papa Francesco.

Ci tenevamo molto ad incontrarle e conoscere le loro storie anche per capire meglio come poterle aiutare in futuro. Il progetto che le vede coinvolte infatti è rivolto all’accompagnamento verso l’autonomia, entrambe sono state accolte ed aiutate dal Centro Profughi Astalli a Roma e tramite la Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, fondata da Arnoldo Mosca Mondadori che ha ideato e porta avanti il progetto Metamorfosi, hanno trovato questa occupazione per due anni e che terminerà a novembre 2024.

Le accogliamo nella sede della nostra Fondazione insieme ai Fondatori Santo Versace e Francesca De Stefano Versace.

Suzanne arriva con la sua splendida bambina di 4 anni, un bel visino con due grandi occhioni neri che scrutano tutto, mentre noi chiacchieriamo si sente subito a suo agio e inizia a colorare richiamando ogni tanto l’attenzione della mamma in un perfetto italiano.

Le loro storie di resilienza e di coraggio ci hanno emozionato e commosso.

Suzanne

Suzanne è nata in Camerun, è chiusa e timida, sembra un po’ spaventata, ma piano piano si apre e ci racconta la sua storia ed il suo viaggio verso l’Europa. Poco dopo i 10 anni ha perso suo padre, proviene da un villaggio dove se una bambina resta orfana di padre è destinata ad essere data in sposa al potente del villaggio. Piccola ma determinata, Suzanne non volle accettare questo destino e decise dunque di cercare aiuto trovandolo nella comunità religiosa, che le offrì un rifugio e protezione nella chiesa di un altro villaggio.

“Fu un momento di grande paura, alcune volte ho pensato anche al suicidio”, racconta Suzanne. Dopo un paio d’anni decise di lasciare la sua terra natia e, insieme a un gruppo di persone, intraprese il lungo viaggio verso l’Europa, lasciandosi alle spalle quella che era la sua vita e soprattutto gli affetti più cari come i fratelli e le sorelle che ancora oggi vivono ancora in Camerun.

Raggiunse l’Olanda dove venne accolta in un centro per minori non accompagnati. “In Olanda mi trovai tutto sommato bene, però mi sentivo molto sola, fu un periodo di profonda tristezza”. Compiuti 18 anni decise di trasferirsi in Italia. Venne accolta al centro della Caritas in Via delle Zoccolette a Roma. Racconta di un primo impatto non facile, ma con il tempo iniziò a trovarsi bene e decise che non si sarebbe più spostata. Oggi ha trent’anni, ha un compagno, anche lui proveniente dal Camerun con cui si è ritrovata qui e insieme hanno una splendida bambina.

Ha conosciuto Arnoldo Mosca Mondadori grazie al Centro Astalli, ci dice che ormai, vivendo in Italia da oltre 10 anni, può fare qualsiasi cosa, le basta solo lavorare. Suzanne ha diverse esperienze come babysitter, ha lavorato in albergo, ha fatto le pulizie per il CONI, ha seguito corsi di cucina e ha anche ottenuto l’abilitazione come OSS.

Mentre ci racconta la sua storia i suoi gesti ed i suoi occhi trasmettono profonda tristezza, disillusione e sconforto, ma il suo sguardo è sempre rivolto verso la sua bambina alla quale non fa mai mancare un sorriso e le sue amorevoli attenzioni.

Ana Maria

Ana Maria è una donna decisamente diversa, sorridente ed aperta; arriva dal Venezuela ed è innamorata della sua terra da cui è stata costretta a scappare. La decisione di lasciare il suo paese è stata fortemente influenzata dalle grandi attenzioni mediche di cui aveva ed ha ancora bisogno il figlio maggiore che necessita di frequenti trasfusioni di sangue e altri interventi a causa della sua patologia: un’anemia.

In Italia, prima di stabilirvisi definitivamente, insieme al figlio, che ora si sta sottoponendo ad una cura sperimentale al Policlinico Gemelli, ha visitato diversi ospedali.

“In Venezuela, siamo abituati ad accogliere, non a scappare” ci ha detto con un velo di tristezza. “Io avevo studiato lingue in Venezuela ed il mio ex compagno è un ingegnere civile ma, a causa della crisi che ha attraversato il paese, siamo stati costretti a vivere in condizioni estremamente precarie. “

Nel 2022, con il peggiorare della situazione in Venezuela, decise di lasciare per sempre il suo amato Paese, fu aiutata economicamente da un’amica per comprare il biglietto per l’Italia ed arrivò da sola a Roma, per poi venire trasferita a Ciciliano (Tivoli). Venne poi a sapere che suo figlio avrebbe dovuto sostenere un’operazione e che non vi era alcuna possibilità di fargliela fare in Venezuela e riuscì, grazie ad un prete venezuelano e ad una fondazione, a raccogliere i fondi necessari per portarlo in Italia.

Si trasferirono in una struttura religiosa e da quel momento iniziò a mantenersi pulendo case, riuscì anche a studiare, imparare l’italiano ed ottenere il diploma di terza media. Successivamente si trasferirono al Centro Astalli, dove conobbe Cristiana, che lei definisce “il mio angelo custode” e che le regalò un rosario fatto a mano (coniugando in un unico dono due grandi passioni di Anna Maria: l’artigianato e la fede). Fu sempre Cristiana a parlarle dell’opportunità offerta dalla cooperativa sociale “Casa dello spirito e delle arti”.

Il 7 marzo 2024 è arrivata anche la figlia più piccola dal Venezuela, ma purtroppo a breve dovranno lasciare la casa dove si erano trasferiti per stare tutti insieme. “Dobbiamo trovare necessariamente una sistemazione a Roma, mio figlio per la cura sperimentale a cui si sta sottoponendo non può allontanarsi molto da qui”. “Ringrazio l’Italia per avermi accolta, qui ho trovato molte persone che mi hanno aiutata.

“In tutto questo tempo la fede è stata la fonte della mia forza, mi ha aiutato e mi aiuterà a trovare la strada”, ci ha detto Anna Maria con lo sguardo convinto e la forza che le deriva dalla sua esperienza e dall’amore materno che l’ha spinta e la spingerà ad affrontare qualsiasi ostacolo le si ponga davanti.